I DESERTI nell’ovest degli U.S.A. sono protetti da un circolo di meravigliosi parchi naturali. Crepe abissali che si diramano, nervose e profonde, su terre assolate. Laddove millenni di sedimentazioni hanno sovrapposto chilometri di roccia stratificata, il lento e inesorabile scorrimento dell’acqua ha scavato solchi profondissimi, vene gigantesche portatrici di vita.
Attraversare queste distese sabbiose significa muoversi al rallentatore, viaggiare per ore senza cambi di orizzonte significativi. Ogni tanto emergono bizzarre presenze rocciose, lontanissime, troppo distanti per invogliare un qualsiasi avvicinamento.
Paesaggi talmente sconfinati da indurre un senso di vuoto e di monotonia: si ricompongono nella nostra percezione come luogo della mente oltre che fisico, dove l’orizzonte finisce per delimitare anche i nostri stati emozionali che tendono a identificarsi con il paesaggio…